L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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venerdì 4 marzo 2011

APPUNTI PER LA DISCUSSIONE SULLE RIVOLTE NEL MONDO ARABO, di Michele Nobile

Ho letto attentamente l’articolo di James Petras, e a solo titolo di discussione e minimo contributo, osservo che: a) fermo restando il carattere «sottosviluppato» dei capitalismi in questione, la descrizione della rendita petrolifera mi pare più pertinente per la Libia o Algeria, Arabia saudita ed Emirati e Kuwait, meno per la Tunisia e l’Egitto, il Marocco e la Giordania; b) un’altra questione è il passaggio dalla struttura alla congiuntura, anche in termini socio-economici oltre che di formazione del movimento di massa; c) specialmente in Egitto e in Libia bisognerebbe considerare bene l’elemento nazionalistico nelle forze armate e, in particolare in Libia, l’elemento regionale e di clan.
Insomma, non credo che quest’ondata e la simultaneità delle crisi si risolva interamente postulando the same socio-political conditions in each country. Mi chiedo, ragionando da ignorante, a conoscenza solo di dati elementari, se, per quel che possono essere i motivi socio-economici sullo sfondo, non si tratti piuttosto dell’effetto della recessione mondiale attraverso canali diversi su paesi in cui il sottosviluppo non ha esattamente la stessa struttura (e di sicuro, direi, non la stessa storia).
Ad esempio, per gli esportatori di idrocarburi (Oman Qatar Kuwait, Emirati, Arabia Saudita, Algeria, Iran, Iraq), tra la primavera del 2008 e i primi del 2010 la rendita petrolifera si è dimezzata, pur andando poi migliorando; non ho dati per la Libia, ma sarà in linea.
Per i paesi che non sono importanti esportatori di idrocarburi, tra cui l’Egitto e la Tunisia, concorrono alla contrazione del Pil la caduta della produzione industriale (gravissima in Tunisia), delle rimesse degli emigrati (ca. 4-5% del Pil per Egitto e Tunisia; 20% in Libano; mediamente -2 punti di Pil in nord Africa nel 2009 sul 2007), dell’investimento privato, del turismo (Egitto e Tunisia perdono oltre un 1 punto di Pil nel 2007-2009; 14% del Pil in Giordania nel 2007, -4 punti nel 2009), degli investimenti diretti dall’estero (dimezzati in Egitto nel 2007-2009, al 4% del Pil).
Quello che è sicuro, si tratti o no di Stati caratterizzati dalla rendita petrolifera, è che nell’area del nord Africa e del medio Oriente il sottosviluppo si esprime in modo acuto con i più alti tassi di disoccupazione del mondo, per adulti e giovani, e nei minori tassi di partecipazione della forza lavoro del mondo. Un tasso di crescita del 4-5% del Pil, che sarebbe una manna per i paesi sviluppati, in questi è del tutto insufficiente a far fronte alla crescita della popolazione; l’Asia, complessivamente, viaggia invece su livelli doppi.
Un giorno, un venditore ambulante che non ha il denaro per comprarsi l’autorizzazione ed a cui la polizia sequestra spesso la merce si dà fuoco.
A questo punto i numeri non servono più: la recessione internazionale deve aver inasprito ulteriormente la situazione agendo attraverso canali diversi, ma è questo gesto fa scoppiare la rivolta politica contro un regime che non solo perpetua lo stato delle cose, ma la cui corruzione rende pure difficile arrangiarsi per vivere. Mi piacerebbe capire i percorsi molecolari della rabbia e dell'indignazione striscianti prima dell'esplosione.
C’è anche un altro fatto abbastanza sicuro. Il saldo delle partite correnti e il deficit fiscale sono notevolmente peggiorati in tutta la regione. Specialmente per i paesi che non esportano energia e nei quali ci sono state o ci saranno rivolte, questo non può che peggiorare. Il che significa «austerità»: mi sa che neanche i nuovi governi se la vedranno bene. E mi sa anche che, se per ora la corrente radicale islamica non si vede, potrà emergere in futuro.

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.