L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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mercoledì 12 settembre 2012

VILLORBA, QUARANT’ANNI DOPO…, di Antonio Marchi

Il riaffiorare della memoria ci suggerisce come sia possibile ricominciare sempre

Quarant’anni fa a Villorba nacque il Centro Culturale.
Era il 1972. Sono passati quattro decenni ma ancora è viva in me quell’esperienza che mi ha allevato politicamente, culturalmente e civilmente, che spinse generosamente molti giovani a darsi alla politica con passione e orgoglio, uniti fraternamente dalla convinzione comune che mettere assieme idee e energie sia necessario per poter cambiare.
L’idea rivoluzionaria arrivava a Villorba in ritardo rispetto al già affermato movimento nato dalle proteste studentesche del ‘68, da Valle Giulia a Roma al maggio francese, legate dal sogno “rivoluzionario” di cambiare lo stato di cose presente a partire dai propri bisogni.
Villorba era cieca e sorda a questi cambiamenti, immutabile nella sua ordinaria e abituale operosità contadina che rispettava le ore del giorno dal sorgere del sole al suo tramonto e i giorni lavorativi della settimana fino al sabato, per ritrovarsi ossequiosa alla messa della domenica. Il paese era ancora agricolo, le previsioni economiche non inficiavano il clima positivo che avvolgeva il tessuto agricolo in cui la natura regalava ancora l’energia dell’estate consegnandola viva nella vendemmia… vicino le fabbriche principali erano Marsoni, Icet e Lanifici del Montello. Era un paese distante dagli avvenimenti tragici e mondani di quel periodo, marginalmente toccato dall’insorgente cementificazione del territorio a scapito dell’agricoltura, delegava i suoi diritti e le sue preoccupazioni all’autorità costituita del prete, del sindaco, del dottore, del maestro (e di pochi altri) come se i diritti e le regole democratiche sancite dalla Costituzione non esistessero.
Questa assenza di pratica e sensibilità democratica, questa delega in bianco al potere e volere di pochi (politicamente comandava la DC) aveva notevoli ripercussioni anche nella famiglia, nella scuola, nella chiesa, nei rapporti sociali e non poteva non scuotere gli animi più sensibili dei giovani di allora, contagiati dall’esplosione di proteste che fiorivano ovunque in tutta Italia: dalla scuola, alla fabbrica, ai quartieri. L’aria dei fumogeni che le lotte producevano, arrivava anche a Villorba e faceva bruciare gli occhi a molti di noi. L’Italia politica invece traballava tra il governo Fanfani e quello Andreotti-Malagodi, investita dalle lotte operaie e sindacali con scontri pesanti tra manifestanti e polizia; le drammatiche morti di Feltrinelli e Calabresi (in una caserma di Pisa morì l’anarchico Franco Serantini) influenzavano il suo procedere democratico e politico già fortemente condizionato dalla strage di piazza Fontana a Milano. Alla presidenza della Repubblica c’era Giovanni Leone e i partiti politici erano: DC - PSI - PRI - PLI - PCI.
Rispetto a quaranta anni fa Villorba oggi è irriconoscibile: un territorio cementificato, una popolazione fortemente cresciuta, l’attività industriale finita (resiste - fortemente ridimensionata - la cartiera Marsoni), l’agricoltura confinata ai margini del territorio comunale, umiliata la generosità della terra di cui si è persa la memoria. Tanto che si fa fatica a immaginarla com’era.
Ma anche in questa periferia della città di Treviso qualcosa accadde, nel 1972.
Traballarono i muri apparentemente solidi dell’autorità, sotto la spinta di un piccolo ma audace gruppo di giovani, uomini e donne che, stanchi di obbedire e tacere, si presero il diritto di parlare e di agire. La scossa l’avvertirono tutti e segnò il futuro di tanti di noi: Francesco, Patrizia, Orlando, Albino, Vigilio, Gildo, Renzo, Toni, Giancarlo, Bepo, Claudio, Emanuele, Mariolina… ma in seguito si aggiunsero altre presenze e la diffidenza iniziale del paese si tramutò in curiosità, allargando gli spazi di fiducia e conoscenza.
Impertinente dire che era la “meglio gioventù” di Villorba? Forse! Sicuramente era la più sensibile e la più disposta a esporsi, a farsi protagonista del suo futuro, disposta anche a pagare di persona per non farsi travolgere dai problemi della società lasciati irrisolti dagli adulti.
Che un gruppo di giovani decidesse liberamente e autonomamente di riunirsi, finanziando le proprie attività, per dare corpo e vita a un Centro Culturale aperto a tutti, che gli stessi prospettassero il futuro “loro” e con gli “altri”, che cercassero punti in comune, senza delega alle autorità o ai partiti, rimane un’esperienza unica di grande valore etico, morale e civile ad oggi irripetibile che andrebbe raccontata e studiata.
Da un piccolo spazio vicino alla piazza, alla chiesa e alla “pisoera”, i fili vennero tirati fuori dalla terra da cui erano sommersi e riallacciati. Tutti mettevano a disposizione tutto quello che avevano: si cantava, si ascoltava musica, si passavano ore e ore a discutere o semplicemente a sfogliare pagine di libri, si faceva sera in un’esplosione di giocosità e invenzione, si facevano programmi, mostre divulgative o di denuncia, volantini d’informazione (da prima nelle piazze, poi davanti le fabbriche); ci si ritirava in “casere” isolate della vicina collina Asolana, in un comune desiderio di avviare un’esperienza di vita nella quale noi e non altri decidevamo del nostro futuro.
Anche se l’obiettivo sembrava pazzesco e impossibile da realizzare, l’idea era eccitante e dava un diverso valore alla vita che conducevamo, un movimento dell’anima piuttosto forte.
Poi con il tempo, la discussione e la pratica di molti di noi ci portò a fare delle scelte politiche e di vita diverse: chi nello sport, chi nei rassicuranti “partiti di sinistra”, chi niente, chi diede vita al movimento Lotta Continua, che ebbe l’ardire di non rassegnarsi alle “fabbricate” leggi dello Stato e del mercato andando, come direbbe De André, “in direzione ostinata e contraria”, con la coerenza di una grande donna e rivoluzionaria, Rosa Luxemburg, che affermava di “credere di più negli errori del movimento reale, che nelle giuste risoluzioni di un comitato centrale” per proseguire una lotta di liberazione che aveva come cardine la libertà, la democrazia e i diritti nella società, nella scuola, nella fabbrica, nei quartieri… ovunque.
L’età però passa inesorabile. Nel dubbio qualcosa sembra rimanere. Non è nostalgia, è recupero di quello che eravamo, che abbiamo tentato onestamente di fare, di essere e di costruire (di quello che siamo stati abbiamo sempre risposto e pagato di persona); che ci ha fatti adulti, che ha nutrito di gioia e anche di tristezza la nostra vita.
Perché oggi, 12 settembre? Perché l’inizio della scuola è un ritornare alla vita consueta, a chi non c’è più, all’amicizia che allora sembrava durare all’infinito ma che invece si è estinta, destinata a sfaldarsi o a morire con il mutamento inesorabile dell’età. Poi si diventa adulti, si diventa padri ma i ricordi finiscono quasi sempre là, a quel settembre, a quei luoghi di tanti anni prima quando c’era un’atmosfera diversa, quando ogni desiderio sembrava essere a portata di mano.

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.