L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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martedì 4 giugno 2013

HUMBERTO, SINE IRA ET STUDIO, ETERNAMENTE, NELLA TERRA DELLA LEVITÀ ASSOLUTA, di Carlo Felici

Il mio primo incontro con Humberto Vázquez Viaña è avvenuto con la lettura del suo bellissimo libro La guerriglia del Che in Bolivia: Antecedenti, pubblicato da Massari editore, dove egli narra tutte le vicende che precedettero l'ultima impresa di Guevara, con straordinaria precisione storiografica e con grande capacità narrativa, attenta ai particolari anche più minuziosi, ma senza mai perdere la visione d'insieme. Ne esce un quadro vivo degli eventi narrati, in cui il “guerrigliero eroico” risulta un uomo tratteggiato nella sua dimensione “categorica”, più che proteso ad inseguire un suo sogno utopistico oppure una vocazione ideologica. È la storia del compimento di un “dovere morale” come quella di gran parte della vita di Guevara e, come ogni vicenda di tal genere, in continua tensione tra “voler essere” e “dover essere”, con tutti gli errori e gli sbandamenti che si rischiano sempre in queste situazioni, in modo umano e fin “troppo umano”.
Humberto era uno storico di grandissima levatura perché riusciva a tratteggiare il personaggio di cui si occupava con la perizia di un chirurgo che sa essere implacabile con il suo bisturi, ma allo stesso tempo preciso e rispettoso fino all'abnegazione, per conservare in piena dignità e in piena “salute” la vita del suo “paziente”.

L'altro suo libro che potrebbe essere considerato un seguito del precedente, anche se svolto in altra forma narrativa e tematica: Dogmi ed eresie nella guerriglia del Che, che ci auguriamo possa presto essere tradotto in varie lingue ed anche in italiano, magari dalla stessa casa editrice del precedente, è altresì particolarmente efficace per restituire un'immagine del Che sottratta ad ogni falsa iconografia, sia in senso beatificante che denigratorio.
Possiamo dire che Humberto seguisse alla lettera l'indicazione storiografica del grande scrittore latino Tacito: scrivere sine ira et studio, cioè senza partigianeria e con precisione scientifica, due indicazioni che dovrebbero essere stampate nella mente di chiunque si accinga a narrare di storia ed in ogni epoca, specialmente in quella attuale che alcuni vorrebbero celebrare proprio per avere “sconfitto” la storia, celebrando, con la sua “fine” solo la meschina magnificenza di un contingente che si arroga il diritto di imporre il totalitarismo globalizzato dei mercati.

La seconda volta che incontrai Humberto fu dal vivo, a Jesi, durante una delle ricorrenti assemblee, ormai internazionali, della Fondazione Guevara, l'unica organizzazione al mondo che oggi, soprattutto grazie alla tenacia di Roberto Massari, e con i suoi preziosi Quaderni, riesce a valorizzare in maniera scientifica e con grande perizia storiografica, la storia e la cultura di Ernesto Che Guevara, oltre che a rinnovare i valori morali e politici che tuttora derivano dalla sua straordinaria figura
Mi capitò allora di conoscere Humberto da vicino e dal vivo, anzi, fu lui ad essere incuriosito da me e dal mio permanente habitus guevarista (dico habitus perché non riguarda solo l'aspetto esteriore); ne nacque un'amicizia spontanea fatta di lunghe conversazioni alternate a gesti e a sguardi, dove il mio spagnolo imperfetto si univa spontaneamente al suo italiano altrettanto “empirico”
Ma non fu difficile intendersi, anzi, per ciò che sentivamo entrambi e per lo stesso approccio sine ira et studio alla realtà storica e contingente, assai vivace e a tratti entusiasta, tanto che poi, alla fine dell'incontro, invitai sia lui che Lola a casa mia a condividere tutto ciò che la mia famiglia potesse offrire loro: cibo, letto e cultura. Humberto e Lola erano molto contenti e tutto avvenne, sebbene in pochi giorni, con grande gioia e simpatia.
La sera, mentre Lola, dopo cena, faceva un giro per Roma con la mia compagna, io e Humberto rivedemmo il film Che Guerriglia, e lui mi spiegò sequenza dopo sequenza e avvicinandosi spesso allo schermo, come quel film fosse un maldestro tentativo agiografico di rappresentare la figura del Che nella sua “cristicità”, e cioè con una finzione filmica che isolava e al tempo stesso banalizzava l'intento di quella missione, a tratti, quasi ridicolizzando i suoi autentici intenti morali e politici.
In fondo la nascita di S. Ernesto de la Higuera corrisponde proprio allo scopo di cristallizzare una figura straordinaria devitalizzandola e riducendola a “santino”, per impedirle di camminare con le sue idee nelle gambe dei suoi posteri, più o meno come fanno tuttora certe icone staliniste o consumiste, ma, pur tuttavia, con effetti assai modesti, se consideriamo che, a distanza di ben cinquanta anni, il Che è più vivo che mai. E lo è anche soprattutto grazie ad Humberto.
Mi ricordo con grande gioia e tenerezza, non solo le foto e i libri che lui osservò con molta curiosità nel mio studio, ma anche il fatto che apprezzò un' immagine del Che sorridente che egli riteneva molto più significativa di quella passata alla storia dal 1960 ed entrata in tutte le salse nella giostra dell'uso strumentale della foto più pubblicata ovunque e sempre nella storia della fotografia. E ancor di più mi commuove il ricordo di quando lo accompagnai sottobraccio a prendere il treno alla stazione, in un bel pomeriggio da perfetta ottobrata romana. Pian piano, come si fa con un bimbo, dato che Humberto purtroppo ci vedeva pochissimo, anche se i suoi straordinari occhi della mente percepivano persino il minimo dettaglio dell'interlocutore e del contesto in cui si trovava.
Scherzammo anche sul mio habitus quando gli dissi: “Sai, Humberto, quando passerò in “clandestinità” nessuno mi riconoscerà più, perché saranno tutti abituati a vedermi e ad identificarmi sempre nello stesso modo”, era ovviamente una battuta scherzosa su certi pregiudizi particolarmente comuni e durissimi a morire, specialmente nel desolante panorama politico italiano, dove non si può più non dico “pensare”, ma nemmeno “credere, obbedire e combattere”, dato che si tratta ormai solo di “prostituirsi” e non solo in ambito concretamente postribolare, ma, ancor di più al verbo del “capo”, “capetto” o “capettino” di turno.
Lui la colse e mi regalò un ultimo straordinario sorriso che considero una delle sue più preziose eredità con cui affrontare il destino che mi resta su questa terra.
Terra che, per quelli come te, compagno Humberto, resta eternamente di una levità assoluta.
Hasta siempre!
Carlo

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.