L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

PER SAPERNE DI PIÙ CI SONO UNA COLLANA DI LIBRI E UN BLOG IN VARIE LINGUE…

ČESKÝDEUTSCHΕΛΛΗΝΙΚÁENGLISHESPAÑOLFRANÇAISPOLSKIPORTUGUÊSРУССКИЙ

martedì 12 gennaio 2016

«LA GRANDE MENZOGNA» (V. Gigante, L. Kocci e S. Tanzarella, 2015), di Antonio Marchi

1915-2015: raccontare la Storia per contrastare chi continua a celebrare l'orrore della Grande Guerra

«Sono trascorsi 100 anni dall'inizio della I guerra mondiale, tutti i protagonisti di quegli anni - vittime e carnefici - sono morti, ma non è morta né la retorica, né la mistificazione, né la menzogna che pretende di ricordare e celebrare, oggi come allora, la catastrofe di quegli anni.
Celebrazioni che ancora tacciono sulle colpe di politici come Antonio Salandra e Sidney Sonnino che vollero quella guerra e di generali come Luigi Cadorna, Luigi Capello e Antonio Cantore responsabili, con molti alti ufficiali, di aver mandato a morire centinaia di migliaia di soldati in inutili assalti».
Sarebbero sufficienti queste poche righe per chiudere il libro e aprire il dibattito (è già tutto chiaro), ma per saziarsi della sua narrazione bisogna comprarlo, sfogliarlo e leggerlo.
Dopo una tale premessa, oltre alle espressioni di caldo apprezzamento per gli autori - in particolare Sergio Tanzarella - non potrei aggiungere altro se non per confermare quelle impressioni e quel medesimo giudizio. Mi limito così ad alcune semplici osservazioni provocate dalla lettura di un volume di tale "ricchezza".
Tanzarella si rivela narratore di tipo straordinario, scrittore civile che abbraccia lo strazio, il dolore e il disastro economico che quella grande carneficina produsse fra le popolazioni inermi, le famiglie, la società italiana. Non sono soltanto storie drammatiche di soldati in trincea o nelle retrovie, di esaltazione d'eroismo, di sopraffazioni, di decimazioni eseguite contro chi esitava a lanciarsi all'assalto del nemico, di plotoni di esecuzione, di cappellani militari che benedicevano le armi e intonavano il Te Deum di ringraziamento per le stragi perpetrate nei confronti del nemico (nonostante l'impegno contro la guerra di papa Benedetto XV, sono 25.000 i preti e religiosi chiamati alle armi), dello strazio del dopoguerra dei prigionieri italiani, considerati vili, imboscati e disertori… ma sono anche - e sopratutto - vicende di dolore e rabbiosa, forte e documentata denuncia contro generali assassini come Cadorna e Graziani, nelle lettere dei soldati scampate alla censura: testi drammatici, anonimi, minacciosi e di viva protesta indirizzate al "Re soldato" Vittorio Emanuele III; contro l'inutile strage e chi la provocò con le sue decisioni, contro i politici… così sfatando la retorica celebrativa, truffaldina e mistica secondo cui la guerra ebbe il consenso delle masse popolari e fu occasione di rigenerazione nazionale e unificazione civile del paese.

«L'ORRORE NON ANDREBBE MAI CELEBRATO, MA RICONOSCIUTO, RICORDATO E CONDANNATO».

Nel libro si ristabilisce, con un linguaggio semplice e adeguato a qualsiasi lettore, una verità che è stata a lungo sepolta, umiliata e oscurata. È una lingua insolita che fa insolito il linguaggio, che sorprende, sbalordisce e lascia la mente muta: la morte dei 650.000 italiani, i 500.000 feriti gravi, i 600.000 prigionieri abbandonati al loro destino - senza aiuti e assistenza - perché considerati disertori e codardi (come fossero stati colpevoli di essere sopravvissuti al massacro), i 5 milioni di italiani sottoposti a una prova inutile e, a volte, mortale, le ruberie di industriali e corpi militari, i lutti, le torture, le devastazioni e la baggianata finale sul tricolore come elemento di una coesione nazionale ignobilmente fondata sull'onore patriottico della vittoria.
Ma tutto ciò presto si spegne di fronte alla nuova oscenità che si affaccia nell'ipocrita omaggio sacrale al soldato ignorato, al Milite Ignoto, senza nome, senza voce e senza stampa: il fascismo se ne impadronisce, autoproclamandosi erede e garante della nuova Italia sorta «dall'affratellamento nelle trincee». I monumenti, veri simulacri di propaganda sciovinista e nazional-fascista, danno un appoggio alle passioni frustrate, alle illusioni, al vuoto di un popolo che celebra il rito più importante della religione di una patria costruita sul sangue dei caduti, rappresentati simbolicamente da un unico soldato. Scriveva James Hillman:
«La memoria della inumanità della guerra non sbiadisce con il tempo. Aleggia con i suoi fantasmi. È possibile seppellire mai completamente i morti?».

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.