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lunedì 26 settembre 2016

CHIESA CATTOLICA E POTERE IN ITALIA DOPO IL 1870, di Federico Piccirillo

RELAZIONE PER IL CONVEGNO «IL VATICANO E IL FASCISMO» DEL 21 SETTEMBRE 2016 A ROMA

Il 20 settembre 1870 rappresenta una data epocale per la storia del nostro Paese. Con l'annessione di Roma al Regno d'Italia tramontò lo Stato Pontificio come entità storico-politica e ciò decretò, di conseguenza, la fine del potere temporale dei papi.
Tuttavia, è bene ricordare che la con "breccia di Porta Pia" comparve anche la "questione romana", inerente i rapporti tra il nuovo regno unitario e il Vaticano, sempre pronto a rivendicare un suo presunto diritto all'esercizio del potere su specifici settori ed ambiti della vita politica, socio-economica e culturale del nostro paese.
La "questione romana" troverà risposte nell'atteggiamento conciliante dei governi italiani, dapprima con i Patti Lateranensi del 1929, poi con il Concordato craxiano del 1984, tralasciando i quarant'anni di governo democristiano, a partire dagli inizi del secondo dopoguerra, durante i quali la Chiesa ha quasi sempre trovato nella Dc la propria longa manus politica nel territorio italiano.
Questo ci illumina su quanto sia stato e sia tuttora forte il connubio tra Chiesa e potere. Indubbiamente, l'evento del 20 settembre 1870 ha il merito di aver limitato in gran parte questo connubio.
Il pontefice Giovanni XXIII arrivò persino ad affermare che, a suo avviso, la presa di Roma dovesse essere interpretata come manifestazione della Provvidenza, in quanto l'evento in questione avrebbe reso possibile uno sganciarsi della religione dalla politica.
Il legame tra Chiesa cattolica e potere politico trova le sue radici nella tarda antichità romana, dal momento in cui l'imperatore Costantino con l'Editto di Milano (313 d.C.) non solo riconobbe la libertà di culto ai cristiani elargendo alle loro comunità una serie di beni materiali e di proprietà, ma iniziò anche a includere i vescovi nella burocrazia imperiale. L'operazione politica di Costantino fu molto chiara: ormai il cristianesimo stava diventando la religione più professata; tanto valeva averla come alleata.
Dal canto loro, i cristiani, ormai immemori dell'insegnamento evangelico, avevano capito che la loro opportunità era giunta. Infatti, in un periodo in cui, in seguito all'instabilità determinata dalla crisi economica e dalle invasioni barbariche, la figura carismatica dell'imperatore era indebolita, l'idea di un unico Dio onnipotente e "Signore del cielo e della terra" avrebbe ridato stabilità ai fondamenti del potere politico. Gli stessi cristiani sposavano bene l'idea di un vescovo-capo vicario di Dio con quella di un imperatore sommo detentore del potere politico.
Ciò spiega perché la Chiesa abbia sempre dialogato, se non sostenuto, forme politiche che presentavano un assetto istituzionale riconducibile al suo, ovvero gerarchico e autoritario. Questo è il punto di partenza per comprendere il sostegno dato dalla Chiesa a Costantino, a Carlo Magno, ai Borboni di Spagna e di Napoli, agli austriaci durante il Risorgimento italiano, fino ad arrivare alle dittature fascista, nazista, falangista e ustascista. A tal proposito, è bene ricordare anche l'appoggio dato dal Vaticano alle dittature militari e clerico-fasciste dell'America Latina, instauratesi negli anni '70 del XX secolo in seguito all'Operazione Condor.
Il caso del sostegno dato dal Vaticano al fascismo italiano è emblematico. La domanda da porsi è: cosa avvicinava la Chiesa al fascismo e viceversa?
Possiamo rispondere osservando che entrambi i regimi erano caratterizzati da:
- Comunanza di intenti nel combattere i nemici (i liberali, i socialisti e i comunisti).
- Affinità nella struttura istituzionale e governativa (come osserva Deschner la figura del duce è assimilabile a quella del papa e la struttura del Gran consiglio del fascismo ricalca quella del Sacro collegio vaticano).
- Coincidenza degli obiettivi: creare una società fondata sull'ordine, la disciplina, l'autorità, la gerarchia. Ciò richiedeva l'adesione a una visione antropologica radicalmente pessimistica.
Tutto ciò portò il fascismo a favorire la Chiesa, tutelandone gli interessi economici, politici e culturali; e la Chiesa, da parte sua, a benedire e sostenere il regime.
Sulla base di queste riflessioni, vorrei concludere affermando che: essendo la Chiesa di Roma quanto di più lontano ci possa essere dalla comunità solidale e povera auspicata da Gesù, ma configurandosi come una struttura di potere e disciplinamento sociale di menti e corpi, il sostegno da essa dato alle dittature del XX secolo debba considerarsi come quanto di più conforme al suo DNA storico-politico.


* Federico Piccirillo è nella redazione di Civiltà laica, «periodico di cultura neo-illuminista».

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.